Archivi tag: tradizioni

I santi di ghiaccio, una pandemia

Le tre Parche - Bernardo Strozzi
Le tre Parche – Bernardo Strozzi (Il Cappuccino) 1581-1644 – Immagine di pubblico dominio

Nella tradizione, che il clima pare non smentire, questi tre giorni di maggio (12,13 e 14) sono i giorni dei “santi di ghiaccio”.

Tre giorni in cui la primavera sembra ritirarsi per concedere l’ultimo saluto all’inverno morente. “Aprile non ti scoprire e maggio vai adagio”, diceva saggia la nonna mentre ti costringeva a metterti il golfino sapientemente lavorato “ai ferri”.

Ma il ghiaccio che ci permea è ben altro e non basterà un golfino.
È il ghiaccio dentro.

È negli animi chiusi all’altro, il nemico sociale, il nemico virulento, l’invasore, colui che ci ruba pane e lavoro.
È nel rigurgito lanciato contro colei che non è morta in prigionia e dall’alto dei suoi 20 anni riceve l’abbraccio di una madre che la credeva persa.

È nel terrore della solitudine che costringe ad ascoltar null’altro che la vacuità della propria mente.
È nell’odio fine a sé, a null’altro che a sé.
È nelle scarpe rosse in filari su una gradinata, vuote, come la vita che le ha smarrite.
È nella disperazione di un desco scarno che non vuole sventolare la bandiera della resa.
È nel silenzio assordante di un mondo deserto di gente.
È nei campi orfani di coscienza e in mani invisibili alla raccolta.
È nel frastuono delle bombe che non si ammalano mai.
È negli spazi lasciati da fiori assetati di vita, giovani germogli o querce antiche.

È in chi ha rubate le cesoie ad Atropo per scegliere il filo da recidere.
È nei diritti sospesi come il respiro di chi teme e di colui che lotta per non lasciarlo andare.
È nella Terra stritolata a cui abbiamo dato solo un attimo di riposo.
È nell’inconsapevolezza di chi pensa che tutto sarà come prima e non sa che ora è già dopo.

I santi di ghiaccio sono tra noi, tutti i giorni.

Raggelate le Muse tacciono mentre la Triste Signora miete i suoi campi.

Tiade

L’uovo di san Giovanni

Uovo di san Giovanni

È strano come certi ricordi d’infanzia restino più impressi di quello che si è mangiato il giorno prima. A volte basta un piccolo particolare perché quel preciso ricordo riaffiori senza confondersi con nessun altro. Un profumo, una parola, un’immagine.

Tutti gli anni, il 24 giugno, non posso fare a meno di ricordare quando, da bambina, andavo in vacanza con i miei genitori presso una signora a Sturla (Genova).
La bella casa aveva un lucidissimo pavimento in graniglia che sembrava più un mosaico romano che un pavimento moderno. Con il suo fondo scuro, arricchito di arabeschi dorati, tutt’ora lo ricordo come uno dei più bei pavimenti che avessi mai visto.

Ricordo la padrona di casa, genovese doc, e di come mi incantassi ad ascoltarla quando parlava al telefono con chi sa quale interlocutore. -“Sci, sci, alua”- erano le uniche parole che intuivo seguite da una sfilza in genovese stretto di cui coglievo solo la musicalità della stupenda lingua.

Fu lei ad insegnarci l’antica tradizione dell’uovo di san Giovanni.
Ricordo che la sera del ventiquattro Giugno prese un vaso trasparente, lo riempì di acqua e vi buttò una chiara di uovo. Lo lasciò esposto tutta la notte all’aperto e al mattino del giorno dopo, osservando le forme che l’uovo aveva creato nell’acqua, ne trasse gli auspici. Ci raccontò che era una tradizione antica che si tramandava nella sua famiglia da generazioni.
Non sempre mi ricordo di farlo, ma quando trovo il tempo, e un vaso capiente, ripenso alla signora Egizia e faccio il mio uovo di san Giovanni.

Come qualche anno fa quando si è formata quella che sembra una figura con una lunga veste e un’altra figura più piccola di fronte. Dietro di loro sembra di scorgere due alberi dalla grande base, il fusto esile e delle grandi chiome rade. Di solito ne risultano motivi che sembrano delle vele o una barca, e io non saprei trarne auspici, ma quello che ne è uscito era talmente particolare che l’ho fotografato.

Quest’anno se me ne ricordo, e se trovo un vaso sufficiente visto che non sono a casa mia, ci riprovo. Se ne esce qualcosa di altrettanto bello prometto che pubblicherò le foto.
Difficilmente chi mi legge commenta, ma sarei curiosa di sapere se conoscevate questa tradizione e se avete mai fatto l’uovo della notte di san Giovanni.

Il cielo di Maggio 2019

Cielo del 15 Maggio verso mezzanotte
Cielo del 15 Maggio verso mezzanotte

30 Aprile – 1° Maggio – Le feste della Ruota

Calendimaggio – Beltane – Valpurga

Tra le feste di maggiore importanza che vede finalmente il congiungimento della Dea con il Dio per la deposizione del seme a fecondare la terra e renderla prolifica di frutti e messi.
Questa è anche la notte di Valpurga in cui le streghe si riuniscono e celebrata soprattutto nel nord della Germania.
Il giorno seguente, primo Maggio, si innalzano gli “Alberi di Maggio“, o “Palo di Maggio“, o “Albero della cuccagna“, e tutti hanno lo stesso significato di prolificità e abbondanza perché probabilmente hanno tutti la stessa origine.

5 Maggio – Luna – Nuova

6 Maggio – Eta Acquaridi

Picco massimo di uno sciame meteorico che vanta un origine illustre: la cometa di Halley. Attraversando la Terra la scia delle polveri lasciate dalla sua coda probabilmente ci regalerà il miglior sciame primaverile con circa 40/60 meteore all’ora.

11 Maggio – Eventi

6° FIERA NAZIONALE DELL’ASTRONOMIA 2019

12 Maggio – Luna – Primo quarto

12-13-14 Maggio – Tradizioni

Giorni dei santi di ghiaccio
Così chiamati perché spesso si riscontra un brusco calo delle temperature.

18 Maggio – Luna – Piena

26 Maggio – Luna – Ultimo quarto

Astronomia

È ormai di dominio pubblico l’immagine del buco nero ottenuta da una serie di telescopi collegati fra loro sul nostro pianeta. In realtà non è una “fotografia”, come riportato dai più, ma un’immagine ricavata dalle frequenze radio emesse a cui vengono poi assegnati colori per renderle visibili ai nostri occhi. A dirla tutta non è nemmeno l’immagine del buco nero, invisibile per sua natura, ma quella del disco di accrescimento che si forma quando la materia viene fagocitata da uno degli oggetti più misteriosi del nostro universo conosciuto. Migliori informazioni sulle pagine di Le Scienze dedicate all’astronomia.

le feste della ruota – Equinozio di Primavera – Primiera – Ostara

Tramonto di primavera

È uno dei sabba minori che si svolge durante l’equinozio di primavera e celebra il risveglio della Dea dal suo sonno invernale per congiungersi con il Dio che l’inverno ha dominato. Così come si incontrano il giorno e la notte, che che in questo giorno sono della stessa durata, gli dei si incontrano in una sorta di fidanzamento per risvegliare la natura sopita. Unione che trova il suo culmine il primo Maggio in uno dei sabba più importanti: Beltane o Calendimaggio.

In questo giorno di rinascita si praticano i riti di purificazione dei corpi con abluzioni rituali e profumi, degli ambienti, la benedizione delle candele che si useranno durante l’anno a simboleggiare il ritorno della luce e si colorano le uova per farne dono come augurio di prosperità.
L’uovo, un simbolo archetipo legato al femminile, è di grande valenza in moltissime culture fin dalla preistoria a partire dai culti della Grande Madre. È il grembo primordiale, la culla originaria, il veicolo, l’uovo filosofico, l’uovo alchemico, l’uovo cosmogonico.
Un articolo esaustivo e molto interessante sulla simbologia dell’uovo si può trovare QUI.

Come si può ben notare, ataviche tradizioni e simbologie percorrono i tempi e vengono inglobate in usi e costumi legati alla religione contemporanea. La rinascita, le benedizioni, le uova e le pulizie, per l’appunto di Pasqua.

Le date possono non coincidere oggi, ma sintomatica è la coincidenza del periodo che ruota comunque intorno all’equinozio.

E di una nuova alba, di rinascita, più che mai ha bisogno l’empatia della specie. L’essere umano è talmente immerso in un vortice egoistico che dimentica il suo bisogno di aggregazione. La solitudine uccide. Ha talmente rifiutato la propria empatia, vissuta come debolezza, da non riuscire più a sentire ciò che lega gli individui fra sé e al mondo che li ospita, il mondo fisico, la Terra. Casa e Madre, matrice di un rapporto inscindibile.
La Madre che stiamo violentando non ha bisogno di noi, ma se uccidiamo la Madre sarà solo un ignominioso tramonto.

I Lupercali

Lupercali

Lupercali [immagine abbondante nel web senza crediti]

La festività dei Lupercali è stata soppressa nel momento in cui l’antico calendario romano, istituito da Romolo e revisionato da Numa Pompilio, fu ridisegnato prima da Giulio Cesare, nel calendario giuliano e, anche se la festa fu temporaneamente restaurata prima da Augusto e poi da Anastasio, fu infine definitivamente “occultata” dal calendario gregoriano ancora in vigore.

Giungiamo, quindi, alla più popolare festa dell’amore che venne istituita in onore del vescovo Valentino da Interamna (Interamna Nahars, Roma 176 – 273 d.C.) un paio di secoli dopo la sua morte (496 d.C.) quando il papa Celasio I decise di abolire la festività pagana della fertilità dedicata al dio Luperco (Lupercalia) per sostituirla, appunto, con il giorno di san Valentino.
I Lupercali erano consacrati a Fauno e venivano celebrati il 15 febbraio, cioè durante i «dies parentales», i giorni di onoranza dei defunti, dal 12 al 21 dello stesso mese, il cui nome, «Februarius», è connesso a «februum», «ciò che purifica», e a «Februus», «il Purificatore», cioè Dispater, il dio del mondo infero in aspetto di purificatore.

In questo periodo, allorché l’equilibrio fra il mondo umano e il mondo naturale si rompeva, Fauno diveniva selvaggio, si scatenava, anche in senso erotico. Nei Lupercali, festa che precedeva il rinnovamento primaverile, i Luperci correvano seminudi e sferzavano con cinghie in pelle di capra coloro che incontravano per purificarli, secondo il principio per cui ciò che ferisce può guarire. La «Purificata» della festa era Iuno, dèa abbigliata in pelli di capra, e il rito di purificazione rendeva feconde le donne. Il Luperco (lupo) rappresentava la purificazione, mentre la frusta (capra) rappresentava la procreazione.

La festa di Lupercalia prevedeva, oltre alla rappresentazione nel Lupercale, anche una simpatica lotteria a sfondo amoroso e sessuale: i nomi delle giovani vergini da fecondare e quelli dei giovani aspiranti “uomini-lupo” erano posti in bigliettini dentro due appositi contenitori; i due fanciulli battezzati con il latte durante il rito lupercale pescavano a turno un bigliettino formando così le coppie che avevano a disposizione un intero anno, fino alla nuova celebrazione, per provvedere alla fertilità di tutta la comunità, con la benedizione di Marte, Romolo, Pan, Fauno Luperco e delle “Grandi Madri” romane – Ruma, Rea Silvia, Fauna, Acca Laurentia – incarnatesi nel modello mitico universale noto come “La lupa”.
Pan

 Pan copula con una capra. Foto Marie-Lan Nguyen [crediti]

Questa antica festa evoca dunque anche l’ombra di Pan, il dio del Panico, figura dionisiaca collegata alla dimensione selvaggia e incontrollabile della natura (ma anche protettore dei pastori e delle selve) che incarna un’ideale di vita primitiva e comunitaria in simbiosi con l’energia panica della natura. Raffigurato con le sembianze di uomo-capra o uomo-lupo trascorre rapido le distanze, salta sulle rocce, si nasconde nei boschi per assalire le ninfe e possederle, esprimendo la sfrenata libertà di una vita senza leggi tutta immersa nel godimento.

Plutarco riferisce che nel giorno dei Lupercalia la festa partiva con l’iniziazione di due nuovi luperci, col classico rituale del coltello insanguinato posto sulla fronte dei giovani (sangue delle capre sacrificate, poi pulito con lana intrisa di latte).

Secondo il filologo francese Georges Dumézil, i Luperci rappresentavano gli spiriti divini della natura selvaggia subordinati a Fauno. Nel giorno dei Lupercalia, infatti, l’ordine umano regolato dalle leggi, si interrompeva e nella comunità faceva irruzione il caos delle origini, che normalmente risiede nelle selve.

Confrontando le simbologie rituali sopra descritte con quelle celtiche relative alla festività di Imbloc, non si possono non notare alcune coincidenze. Il periodo, febbraio, che anche se nelle diverse tradizioni differiscono i giorni, probabilmente coincidevano nelle varie epoche con il plenilunio o il novilunio. L’intento della purificazione, il sangue (simbolo mestruale?), il latte e gli armenti, simboli indiscussi della fertilità che si vuole evocare. Non è difficile che le origini di entrambe le tradizioni
siano più antiche, comuni e probabilmente legate al culto agreste più arcaico della Dea Madre.
Tratto da :
Oramala, cronache dal contado – N° 3 – Febbraio 2010
Fonti testuali: Qui

Le feste della Ruota. Imbloc (Candelora)

viola mammola

immagine: Fritz Geller-Grimm [crediti]

Il terzo Sabba dell’anno (dopo Samhain, il capodanno pagano il 31 ottobre e Yule, il solstizio d’inverno) rappresenta un momento di transizione tra l’inverno e la primavera. La Dea si appresta al risveglio e con lei la terra.

È una festa di rinnovamento dove si celebra il ritorno della luce, la ripresa delle forze dopo il parto. Ci si prepara con riti di purificazione, con la pulizia della casa, si preparano le nuove candele e il sapone, si preparano i semenzai che andranno a ingravidare la terra.
Per la civiltà agreste e pastorale, Imbloc, o “in latte”, rappresentava il momento in cui si riempivano di latte le mammelle degli armenti pronti alle nuove nascite, latte che veniva versato per nutrire la terra come offerta propiziatoria. La tradizione celtica prescriveva che si facessero passare i primi agnelli nati in cerchi infuocati con le cui ceneri le donne si cospargevano le parti intime confidando che aiutasse le gravidanze, per questo veniva chiamata la festa della fertilità e i figli concepiti in quel periodo venivano detti figli del fuoco.

Alcune tradizioni, ancora, festeggiano in questo giorno la triplice Dea, riti sopravvissuti presso alcune fonti che rappresentano la linfa e la forza vitale della Madre. Reperti votivi sono stati ritrovati presso sorgenti e corsi di acqua un po’ in tutta Europa.

Le giornate, che già da Yule si sono allungate, portano una promessa di primavera anche se incerta dal momento che febbraio, il mese della “luna di ghiaccio”, è considerato il mese più nevoso.
Il fuoco, l’acqua, la terra governati dal ciclo del cielo.
E al cielo si volge lo sguardo per trarre gli auspici per la stagione.
Noto il detto popolare che varia da dialetto a dialetto ma con una evidente origine comune. Io lo ricordo così:
Candelora, Candelora, se pioviscola o gragnola dell’inverno semo fora;
Se fa sole o solicello, siam nel mezzo dell’inverno.
Se in questo giorno il tempo sarà inclemente l’inverno e agli sgoccioli, ma se il sole sembra dire che la buona stagione è arrivata siamo in realtà in pieno inverno.

Sono gli ultimi rigori, le ultime scorte di cibo, gli ultimi ciocchi di legna da ardere, ma il risveglio è comunque imminente recando seco promesse e già, sfidando le gelate, fanno capolino i primi fiori (che non sono le primule) con le loro foglie a cuore e il loro soave profumo, le viole mammole (uniche viole a profumare) e i fiori penduli e pallidi del nocciolo. Le gemme degli alberi cominciano a gonfiarsi, gli animali a svegliarsi dal letargo e le giornate si fanno via via più luminose.
La Ruota gira donando rinnovate energie.

Il cielo di Gennaio 2019

31 dicembre 2018

La missione della sonda OSIRIS-REx della NASA, entrerà nell’orbita di un asteroide, dal nome legato alla mitologia egizia, Bennu, per riportare a terra campioni del suolo e studiarne l’orbita, visto che rientra nella categoria degli oggetti a pericolo di impatto col nostro pianeta. L’articolo completo, ricco anche di informazioni mitologiche, legate al nome, e scientifiche, sulle perturbazioni gravitazionali che possono modificarne l’orbita, potete trovarlo su “Le Scienze“.

===============================

Immagine cielo gennaio 2019 - Quadrantidi - Da Stellarium - Open Source
Immagine cielo gennaio 2019 – Quadrantidi – Da Stellarium – Open Source

3-4 Gennaio – Quadrantidi

Uno degli sciami più corposi con una intensità di circa 120 meteore all’ora nell’arco di 6-8 ore. Le ore più propizie variano a seconda della latitudine. “Dall’Italia centro settentrionale il radiante è visibile per tutta la notte, ma dal tramonto a mezzanotte risulta troppo basso per ottenere osservazioni soddisfacenti, occorre pertanto osservare da mezzanotte in poi per vedere via via aumentare il numero delle stelle cadenti. Per latitudini inferiori (all’incirca di Napoli) l’osservazione è ancor meno agevole, poichè il radiante risulta tramontare verso le 20 e quindi poco dopo sorgere nuovamente“. [fonte UAI]
Quest’anno l’assenza della luna dovrebbe facilitare l’osservazione, meteo permettendo. Per individuare la zona di provenienza (radiante) bisogna orientare lo sguardo a Nord-Est allenandosi a riconoscere le costellazioni riportate nell’immagine.
Il corpo progenitore delle Quadrantidi è stato recentemente identificato in modo provvisorio come l’asteroide 196256 (2003 EH1), che a sua volta potrebbe essere la cometa C/1490 Y1, osservata dagli astronomi cinesi, giapponesi e coreani 500 anni fa” [fonte Wikipedia].

5 gennaio – cometa Wirtanen

Può continuare l’osservazione della cometa di Natale (Wirtanen) che, diventando circumpolare attraversando la costellazione dell’Orsa Maggiore, può ora essere osservata per tutta la notte. [fonte astroshop]

6 gennaio – Luna nuova

14 gennaio – Luna crescente

20-21 gennaio – Luna piena – Eclisse totale

La luna piena di questo mese coinciderà con un’eclisse totale di luna, chiamata luna di sangue per il colore rosso che la contraddistingue “legato al fatto che i raggi solari che colpiscono la Luna sono quelli filtrati dall’atmosfera della Terra, che non riesce a bloccare la porzione rossa dello spettro”  La luna si troverà quasi alla distanza minima dalla terra e questo ne fa una superluna anche se non paragonabile a quella del luglio 2018, la più lunga del secolo.[fonte Fanpage]
L’eclisse avrà inizio verso le ore 3:30 e vedrà il suo culmine verso le ore 6:10. Purtroppo tramonterà prima della conclusione dell’evento che comunque non va perso. Su “Astronomia pratica”  il pdf con consigli e istruzioni per una migliore osservazione.
Da ricordare: le eclissi di luna coincidono sempre con la luna piena.

24-25 gennaio – Tradizioni

Curiosità:

La tradizione popolare vuole che si espongano alla notte dodici cipolle dando ad ognuna il nome di un mese. Quando si ritireranno al mattino, osservando le loro condizioni, si trarranno previsioni sul meteo del mese corrispondente.

27 gennaio luna calante

29-30-31 gennaio – I giorni della merla

Sono così chiamati i giorni che si considerano i più freddi dell’anno legati a unaeggenda che vi ripropongo Qui.