Tiade 15 anni

Le brave ragazze obbediscono, quelle intelligenti no.

Ah, che ricordi (vi proibisco di ridere).
I cieli immensi narrano” di Benedetto Marcello. Questa è la versione più attinente che ho trovato ma in rete se ne trovano diverse.
Coro Cantico delle Creature. Conservo ancora il cartoncino degli inviti ai concerti, ché non cantavamo solo in chiesa. Una scala limitata ma soprano puro alle più alte scale.

Tiade 15 anniEra il 1969, quindici anni, praticamente una cozza.

Ora, dopo troppo tabacco, al mattino quasi un baritono. Ancora la ricordo quasi tutta, quasi, impossibile arrivare alle stesse note, forse dovrei smettere di fumare.
Mi piaceva cantare. Fu una bella scoperta, che alle elementari non cantavo, ero troppo timida, mi limitavo a suonare il triangolo. Ricordo la perizia e la pazienza del maestro del coro, Russo, forse Lo Russo, non rammento con precisione. Peccato che dovette trasferirsi in un’altra parrocchia e quando dissi a mia madre che volevo continuare ma che avrei dovuto andarci in tram, come sempre, disse NO. Uno dei tanti. No, per la scuola di teatro, per caso mi avevano invitata a un provino e l’avevo superato alla grande, ma secondo la sua concezione l’ambiente del teatro era “gente poco seria”. No, per la scuola d’arte, seguivo delle lezioni di disegno ma Brera mi attirava come una calamita, a suo avviso l’artista “non è un lavoro”. No, per la mannequin, lavoro che mi era stato offerto accompagnando un’amica indossatrice, una occasione non da poco visto che per qualche sfilata avrei guadagnato più che in un mese come commessa, era un “ambientaccio”. No, per il liceo scientifico, tempo perso, non ero abbastanza “intelligente”. NO, e basta. Una sfilza di No sgranati come in un rosario.
Scuola di segretariato. Non mi piaceva, non mi piaceva studiare partita doppia, economia, non mi piaceva proprio per niente. L’unico vantaggio è che oggi sono dattilografa professionista, e piuttosto veloce, anche se le dattilografe non servono più a nessuno. E dovevo andarci di sera, dopo una giornata di lavoro ai grandi magazzini. Un panino che non calmava la fame, e la testa che non voleva saperne.
Avrei dovuto essere meno obbediente, oggi farei firme false, con le stesse occasioni qualcun’altra lo avrebbe fatto, io no, e ancora me ne pento.

 

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