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Quando e quanto il Quanto?

Quanto - gif animataHo creato un mostro.

Il mio informatico preferito è una particella subatomica, il gatto di Schrödinger.
Un “quanto” di luce che non coincide con la realtà relativa del mio tempo, che già è parecchio relativo di suo.
Impossibile determinare la sua esistenza e allocazione nell’Universo Spazio Temporale che compone la mia realtà, svanisce, trasformato in Materia Oscura, rilevabile e rilevante, ma non tangibile.
Quando pensi di averlo preso non c’è già più.

Le poche volte che lo incrocioo so di avere i millisecondi contati. Gli parlo al telefono, si disintegra la batteria, lo becco in chat (inutili gli appostamenti che si rende invisibile) ma le risposte paiono dover attraversare gli spazi siderali, prendiamo un appuntamento ma si perde in un viaggio nel tempo, poi appare all’improvviso, come una supernova, fulmineo, e altrettanto fulmineamente sparisce.
Comunicare è un’impresa. Documenti da scambiarsi? Tanto non li aggiorna. Drive? Fa la muffa. Mail? Non le legge che a gruppi, una volta ogni tre mesi.

Anche far coincidere gli orari mica è facile. Io sono un gufo, ma lui è un pipistrello, tira l’alba, quando io mi sveglio. Oddio, non è che entrambi dormiamo poi molto, anzi.
Troppe son le cose da fare che senza di lui non si fanno, sarebbe come eliminare il nucleo dall’atomo. Troppe cose ho fatto mentre sedimentavo di cui non sa un bosone, e dovrebbe saperle.
Non a caso due delle tre parole dell’anno erano Delfino e Pazienza.
Ma io ho fretta, il livello pazienza è in riserva da anni, ho finito il carburante. Va a finire, che mi arrangio, e faccio pasticci, ché son bravissima a fare pasticci.

Intanto che aspetto, “mugino”, il che vuol dire che “mi giro i film”, i miei pensieri scorrono per immagini, come sempre. Sorrido.
Produco.

Un’immagine vale più di tante parole, la quintessenza dell’Indeterminazione.
(Ciao Delfo)

Sono tre parole, “Ti Voglio Bene”…

Lavagna Tre Parole

Amo le biblioteche, anche se, purtroppo, ho poco modo di frequentarle, ma internet, se si pensa che sia un mezzo e non un fine, è proprio una grande invenzione. Un mare di nozioni pronte all’uso, senza dover scartabellare schede, nella speranza di trovare quello che stiamo cercando. Magari una spiegazione, un chiarimento.

Succede così di navigare alla ricerca di nozioni che ci consentano di fare meglio quello che già stiamo facendo, o meglio, cercando di fare. In rete manuali e tutorial non mancano ma, spesso, sono come le istruzioni per il lucido da scarpe: “Applicare, spandere, spazzolare, lucidare. Ciao, al prossimo tutorial“.

Nel mio frugare per capire qualcosa di più sulla scrittura creativa, sulla gestione dei blog, e tutto ciò che ne è il companatico, sono invece inciampata più volte nel sito di Daniele Imperi, Penna Blu, “web writer, lettore“,  ironico e cortese anfitrione, che non manca di rispondere ai commenti di chi segue i suoi articoli.
Un blog “in cui parlare di scrittura, blogging, editoria e lettura“, esaustivo, argomentato, oltre che ben frequentato.

Oggi, leggendo un suo articolo, ho decido di accettare il suo invito, quello di scrivere tre parole che siano propositi e guida per l’anno appena iniziato, il 2018.
Sì, però mi ha messo in crisi. Quali sono i miei propositi? Da una vita ne perseguo uno, tutto è finalizzato a quello, il mio Olimpo.

Ci penso un po’, lascio che i pensieri sgelino come le stallatiti al davanzale e scrivo quello che mi passa per la testa, di getto, come sempre.
Scrivere e dipingere. Ma il mio lato creativo non è un proposito, è istinto, come respirare. Devo dunque separare i propositi dal “divertimento” e dalle mere esigenze, come il “vil conquibus“.
La gestione del blog non dipende da me sola, che in realtà in quanto a materiale potrei campare di rendita con tutto ciò che ho prodotto negli anni passati, parole ed opere, ma anche dal tempo che ha il mio informatico preferito, Reddolphin, che si arrabatta tra lavoro e gestione dei siti, indi, io posso proporre, ma non disporre.
Ordinare. Seee, mi ci vorrebbero almeno cinque operai per un mese, e forse non basterebbero. Non è maturo.

R-esistenza. Beh, quello ce l’ho marchiato in fronte e non può essere per un anno solo, è una regola di vita imprescindibile.
Organizzare. Questo sì che è un proposito grosso. Il mio caos è universale. Eppure dovrò almeno cominciare da qualche parte.

Ci sono.
Pazienza. Non posso fare tutto e tutto insieme. Devo farmi passare l’ansia e dare la precedenza alle cose più importanti senza entrare nelle stanze del panico.
Delfino. Senza di lui niente blog, e se voglio che mi presti il suo tempo devo dargli il mio. Do ut des. Mi sembra giusto, anche se ha il potere di mandarmi a massa il cervello.
Ordinare. Siccome non posso ordinare la mia magione, visto che non posso usare la bacchetta magica al momento dal meccanico, comincerò con ordinare la mole di dati che ho nel pc. Decenni. Chissà che non ne esca qualcosa di editabile. Devo salvare tutto e riformattare, e via col valzer, che mi è più congegnale del tango.

Ecco, queste sono le mie tre parole per quest’anno: Pazienza, Delfino, Ordinare.
Perché il titolo “TI VOGLIO BENE”? Perché: Ti, è proteso verso il prossimo, Delfo che chiede aiuto, Daniele che offre opportunità; VOGLIO, è un verbo insito nei propositi, ché senza volontà di perseguirli a nulla servono; BENE, perché quando ci si propone di fare qualcosa si deve poi farla bene, altrimenti è meglio non farla.

Un sentito ringraziamento a Daniele, per l’invito e per l’input, e a  Delfo per lo sbattimento.
Un ringraziamento anche a Barbara Businaro che ha partecipato all’iniziativa e che mi ospita sul suo bellissimo blog Webnauta. Rivolto a scrittori, lettori e non solo, è ricco di racconti, dritte e tanto altro. Anche lei da seguire.

Tiade, 6 marzo 2018

Dai blog:

  1. 3 parole per il 2018 di Daniele Imperi – Penna Blu.
  2. Tre parole per una rotta di Barbara Businaro – Webnauta.

* Il titolo richiama una canzone di inizio novecento.