Archivi tag: Tiade

Chiusi dentro, il mondo fuori

Di NASA/Tracy Caldwell Dyson - http://spaceflight.nasa.gov/gallery/images/station/crew-24/html/iss024e014263.html direct link, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=12063659
Di NASA/Tracy Caldwell Dyson – http://spaceflight.nasa.gov/gallery/images/station/crew-24/html/iss024e014263.html direct link, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=12063659

Stasera ho visto un film.
Un film di fantascienza definito “anti-utopico”.
L’astronave “città turistica verso Marte”… tutti chiusi dentro.
Niente spoiler, solo mi ha fatto venire in mente che tutto il mondo ora è un po’ più chiuso dentro.
Gioco forza.

Là fuori non c’è il vuoto cosmico, letale. Ma se evitiamo, magari, comportamenti non tanto furbi, forse è meglio.
Anche per me è un gran fastidio stare chiusi dentro. Si diventa noiosi e ci si guarda in cagnesco.
A meno che…
Visto che siamo chiusi dentro un’astronave tanto vale organizzarci.
Domani ricomincia la settimana “canonica”, la burocrazia pretende il suo tributo di tempo perso al telefono.

Il freddo intenso è passato e io intanto ho seminato nei cartoni delle uova, sperando di riuscire a trapiantare per tempo. Quando tornerò a casa.
Ancora un po’ di pazienza, manca poco.
La notte scorre e il sonno avanza.
Buon risveglio.

P.s.- Il film è “Aniara” tratto da un romanzo svedese. Mi è piaciuto molto, da vedere.

Equinozio di primavera – Le cose da fare

-Foto di Sergio Cerrato da Pixabay-blu
-Foto di Sergio Cerrato da Pixabay

Premessa:

“Nonostante provi a scacciare le difficoltà a suon di bestemmie, gli impegni hanno preso il sopravvento quindi niente podcast questa settimana.
Lanciatemi una maledizione nei commenti la merito.”
(Daniele Fabbri-yt)

Siamo in una società orwelliana, e questo è risaputo, ma l’esasperazione di questi tempi mai l’avrei immaginata.
Siamo sommersi di “cose da fare” dovendoci ricordare che ci sono anche cose che non possiamo fare che ci obbligano comunque a farne altre.
Così si aggiungono cose da fare alle cose da fare.
Ognuno  con i suoi problemi, piccoli o grandi che siano, che ci sommergono la giornata e quando rialziamo la testa dal sacco ci accorgiamo che per quello che avremmo voluto fare non avanza il tempo.

E le cose da fare non riesci a farle tutte e  tutte insieme. Sono importanti e vitali ma sono parassiti che ci mangiano il tempo e lo spirito, Arte artata.
I pensieri provano a radunarsi per trovare ognuno la sua via, si aggrovigliano cercando un tempo in uno spazio che ne è avaro.
E allora il capo cerca le mani.

Quella testa stretta dalle mani a coppa su cui si china, quasi a voler raccogliere i pensieri che strabordano.
Quante teste su quante mani, ché le bestemmie non bastano più.
È questione di Resistenza. Ci vuol coraggio.

Ma io mi sono stufata di essere fagocitata dalle cose da fare.
Le farò lo stesso, ma una alla volta dedicandogli il tempo che meritano, e non è quello della mia vita.

Oggi è l’equinozio di primavera, la natura si risveglia, è un buongiorno per ricominciare ad Esserci.
Anche solo per quei pochi attimi rubati a un sonno “disturbato” dalle “cose da fare”. Basta poco, anche solo un’ora, a letto col PC sulle gambe.  Come ora.

La strada per i sogni è lunga e impervia, meglio incamminarsi.

 

Una frana infinita

FranaEccomi qua.
È difficile riprendere il filo dopo nove mesi, praticamente un parto.
Sono stata giorni con il foglio bianco indecisa su cosa scrivere, e se scriverlo.

A Marzo dello scorso anno pensavo che la sequela di “imprevisti” fosse finita e fosse solo questione di tempo e pazienza.
Poiché da più di un anno non lavoravo per sottopormi a una serie di esami per affrontare un intervento abbastanza antipatico, ho chiesto il Reddito di cittadinanza, confidando di usufruirne per non più di sei mesi. Contavo di riprendere il lavoro, pesante ma necessario, appena fossi stata in grado.

Nel frattempo Delfo, il mio informatico preferito nonché mio figlio, è riuscito a mettermi insieme un portatile, limitato ma funzionale, mi sono decisa a comprare un cellulare che potesse connettersi, ché anche la “saponetta” si era fusa insieme a tutti i pc dell’ufficio e ho trovato finalmente una stamperia per i libri. Mancava solo Delfo che, nei ritagli del lavoro che sta cercando di mettere in piedi, trovasse il tempo di spostare il sito su un altro hosting e riattivare le mail. Il box nuovo per l’hd esterno e i certificati per il sito avrebbero dovuto aspettare.
Insomma, con una piccola spesa di taxi sarei potuta tornare a casa mia, una valle e qualche colle più in là, a riannodare i fili spezzati.

Avrei… a condizione che a metà Dicembre non fosse caduta una frana. Son usa camminare, sia per scendere da casa mia fino a valle che da casa di Delfo che è servita da rari autobus. Ma la frana ha reso il tragitto impraticabile e gli autobus sono stati del tutto soppressi. La maledetta è ancora là e il problema non sarà di breve soluzione.

Panorama dal satelliteAlternativa, strade sterrare impercorribili ai taxi e troppo lunghe a piedi. Lunghissime.
Per fortuna gli amici di Delfo si erano resi disponibili, bastava aspettare che mio figlio incassasse compensi ritardatari, rendendolo finanziariamente autonomo, e sarei potuta rincasare.
Già, se per le feste di fine d’anno non fossi finita in ospedale scongiurando un intervento diverso da quello programmato.
“Ok, questa è l’ultima, DEVE essere l’ultima, poi torno a casa” pensavo.
Pia illusione, uscita io, Delfo, invidioso, ha preso il mio posto con una crisi asmatica. Mica potevo lasciarlo solo.
E si arriva a fine Gennaio di quest’anno.
Metto insieme le mie carabattole, aspetto che Delfo rientri e mi metto d’accordo con gli amici automuniti per partire armi e bagagli decisa a non arrendermi.
Due anni di mazzate colmavano la misura, credevo. Che altro poteva succedere?

Quasi non ci credo.

Una pandemia con tanto di coprifuoco!
Amici in quarantena e noi definitivamente isolati, entrambe le abitazioni in zona rossa, distanti tre comuni e in due regioni diverse.
Prigionieri.
Come se non bastasse mi è stato drasticamente decurtato il reddito.
Mi sa che mia madre aveva ragione: -Hai pisciato nel battesimo-

Tabarro Morgana
Tabarro Morgana – Tiade

Stop alla pubblicazione dei libri, stop ai quadri, ai tabarri, all’orto e a tutti quei progetti che avevo in cantiere. Riprogrammare l’intervento manco a pensarci!
Mi consola solo il fatto che nel biennale rosario di sfighe abbiamo avuto un discreto colpo di fortuna. Nonostante la lunga frequentazione in ospedale ne siamo usciti indenni. Per ora, e lo dico a bassa voce.
Nel frattempo le notizie si rincorrono veicolate da un linguaggio bellico che trovo inadeguato, di certo è un periodo di Resistenza.
Molti hanno perso i propri cari senza il conforto dell’ultimo saluto, molti stanno lottando, dentro e fuori dai letti, molti, sempre troppi, non si rendono ancora conto mentre troppi perdono la loro personale battaglia.
Sì, lo so, è un articolo “alla via così”, come mi frullava in testa, ma anche io ho paura, come tanti, soprattutto per Delfo, uomo asmatico ad altissimo rischio, che deve scendere a piedi e attraversare la frana semplicemente per andare in framacia. Per la spesa idem. Sono terrorizzata.

Mi sento immersa in una società distopica in piena crisi apocalittica. Non so come evolverà la storia, personale e generale, non so come ne usciremo. Di sicuro non tanto presto.

Il pane di TiadeNel frattempo continuerò ad occuparmi dei gatti, a fare il pane, a pubblicare sul sito, a supportare Delfo come posso, a inventarmi soluzioni cercando di Resistere, attività a cui ormai sono allenata. E non riesco a far finta che “tutto andrà bene”.
Devo attingere a tutte le mie scorte di pazienza e resilienza, persistendo negli intenti possibili ma senza aspettative.
E non posso nemmeno, come fanno tanti autori, chiederti di offrirmi un caffè. Non saprei dove andarlo a bere.
A chi ha avuto la pazienza di leggermi arrivi il mio augurio, sentito.
Ad maiora. Tiade

La lunga notte

La lunga notte - animazione
Q
uattro mesi di assenza, cercare di riprendere il filo e non riuscire a scrivere per giorni.
Scrivere e cancellare, riscrivere e ricancellare.

In realtà avevo iniziato paragonando questi mesi di assenza a un uragano, ma la cronaca mi ha preceduta in tutta la sua tragedia e non me la sono più sentita.

Sono successe un sacco di cose, non belle da raccontare, che hanno sconvolto l’esistenza di tutti. Mesi e mesi di viaggi, notti a veglia con il cuore stretto in una morsa, aspetti la Regina della Vita con rassegnazione, pervasa dalla pietà per il dolore che l’accompagna, in silenzio e con rispetto, conscia della sua imparzialità.
Quello che non ti aspetti è di essere catapultata in una realtà separata, tra la notte di Calemda (Halloween) e il due Novembre, precipitare in tre giorni di terrore puro degni di un racconto di Poe.
Tre giorni vissuti come in un incubo allucinato che mai avrei pensato di vivere.

Le notti a veglia tra fantasmi del passato, spettri del presente e la paura di cedere per non poter sopportare tanto orrore.
Catapultata in un oscuro medioevo, la notte infinita dove la civiltà non è arrivata, tra cerusici, beccamorti e usanze tribali. Inutile cercare di svegliarsi, dalla realtà non si scappa.

Adesso devo, dobbiamo, cercare di rimettere insieme i cocci, le idee e rattoppare gli strappi di un tessuto che non sarà più come prima.
Stringere i ranghi, fare corpo unico e ripartire.

C’è il sito da seguire, il libro da finire, magari per Natale, il lavoro da riprendere e i nuovi progetti da calibrare.
Ma nell’angolo remoto del cervello persiste un vago senso di disagio.
Non è un bel racconto, non fa sognare, ma gli esorcismi servono a liberarsi, e scriverne è esorcizzante.

Alla prossima, e grazie a tutti per le visite e i graditissimi saluti.
Tiade